I PRODUTTORI DI MERCATOBRADO NON SONO CERTIFICATI BIOLOGICI. SONO AUTOCERTIFICATI GENUINI/ UNA PRATICA CONSOLIDATA DI GARANZIA PER IL PRODUTTORE ED IL CONSUMATORE. UN MODO SEMPLICE PER DIRE CHE IL CIBO NON E’ UNA MERCE.
I PRODUTTORI DI MERCATOBRADO NON SONO CERTIFICATI BIOLOGICI. SONO AUTOCERTIFICATI GENUINI.
martedì 18 dicembre 2012
martedì 16 ottobre 2012
mercoledì 30 maggio 2012
MERCATOBRADO, DOPO L'ASSENZA DI MAGGIO PER LA PARTECIPAZIONE A GENUINOCLANDESTINO IN PUGLIA, TORNA A GIUGNO CON DUE DATE:IL 3 E IL 24.
SEMPRE NEL GIARDINO DEL CSA GERMINAL CIMARELLI, VIA DEL LANIFICIO 19 A TERNI,SEMPRE DALLE 11 A SERA E SEMPRE CON UN BEL PRANZO DI DEGUSTAZIONE DEI PRODOTTI.
NEL POMERIGGIO ASSEMBLEA APERTA A CHIUNQUE SIA INTERESSATO PER LA CAMPAGNA "TERRA BENE COMUNE_LA TERRA E' UN NOSTRO DIRITTO, NOSTRO DOVERE E' DIFENDERLA PER VIVERLA"
giovedì 19 aprile 2012
lunedì 12 marzo 2012
La vendita di terreni demaniali e la tassazione dei piccoli produttori: lo smantellamento della sovranità alimentare.
Abbiamo scelto di vivere le campagne molto spesso dopo aver provato le città, luoghi stretti, maleodoranti, caotici e dai ritmi troppo frenetici; abbiamo scelto le campagne per l'armonia, il silenzio, gli odori caratteristici e i tempi dettati dalle stagioni e dal sole.
Abbiamo scelto le campagne per viverle, per rispettarne le caratteristiche, per conoscere e preservarne le biodiversità, le culture e le storie, per ridargli voce.
Abbiamo scelto le campagne per lavorarci, per trasformare impegno e sudore in prodotti genuini, per gestire il tempo del lavoro e quello delle passioni e dei piaceri, così da poter offrire a noi stessi e a chi ci vuole conoscere sapori persi, manualità dimenticate, saperi abbandonati.
Lo Stato sceglie di toglierci le terre vendendole, le amministrazioni decidono di punirci perchè forniamo cibo.
E così nel decreto-liberalizzazioni il Governo inserisce l'art.66 che prevede la vendita dei terreni demaniali, sottraendoli agli usi collettivi, ai pascoli, alle passeggiate, ai parchi, agli orti, luoghi che tutti noi viviamo, condividiamo, coltiviamo, e non solo in campagna.
Mentre dall'altra parte si preme sulle Regioni e Comuni perchè recuperino più soldi possibili attraverso provvedimenti capestro come il “Documento unico di regolarità contributiva” promosso dalla Lega Nord per l'Umbria, che prevede la tassazione degli ambulanti, non permette la libera vendita dei frutti della terra e la loro trasformazione.
Basta banchetti di frutta e verdura, basta apetti con patate o asparagi lungo le strade, basta con i piccoli pecorari e i loro pecorini.
Tassare i piccoli produttori vuol dire questo, mettere fine ad una cultura lunga secoli di una produzione per la sussistenza dove quel poco in più viene scambiato o venduto ad un prezzo equo ed onesto sia per il produttore che per il consumatore, eliminando i passaggi intermedi della grande distribuzione (distruzione?).
Tassare un piccolo produttore vuol dire sottoporlo all'adattamento dei locali, in nome di una sicurezza alimentare che autorizza la commercializzazione di mozzarelle blu o a pois, spese che nessun privato potrà mai permettersi di realizzare o di mantenere aggiornata.
Abbiamo scelto di offrire prodotti genuini e clandestini non perchè vogliamo avvelenare i consumatori, essendolo anche noi, ma perchè non possiamo stare alla loro burocrazia, né per indole né per i costi esagerati che questa prevede.
Perchè attaccare i piccoli produttori sottoponendoli all' adattamento dei locali di lavorazione e alle tante e costose certificazioni? Bhe perchè bisogna garantire la sicurezza dei cibi che mangiamo!! In nome di una sedicente sicurezza del cibo tutta a norma di legge ma che fa arrivare sulle tavole mozzarelle a pois e intossicazioni alimentari. A questa sicurezza alimentare noi abbiamo scelto la responsabilità della produzione contadina genuina, abbiamo scelto di rifiutare la burocrazia in nome delle relazioni sociali e della conoscenza reciproca che ci permette di fidarci. Abbiamo scelto che le nostre case e luoghi di lavoro sono aperti a chiunque voglia condividere e conoscere il modo in cui autoproduciamo cibo.
Abbiamo scelto di essere genuini clandestini in una selva di commercianti di cibo chimico, studiato, realizzato molto spesso lontano dal sole, per dire “questo l'ho fatto io, vieni a vedere”, per potere offrire sapori differenti, veri.
Così veri da essere genuini, così veri da essere considerati clandestini.
Vendere le terre e tassare i piccoli produttori vuol dire che stato e amministratori han scelto di attaccare la sovranità alimentare, e con essa usi e costumi, in nome del profitto dell'agroindustria, dell' agricoltura intensiva e degli affari di borsa.
Terra, animali, ortaggi e contadini sono messi a lato in nome del dio denaro.
Il cibo sarà igienicamente sicuro, ma che sapore avrà? Farà ugualmente bene alla nostra salute?
Nessuno può nè deve mettere il profitto prime delle donne e degli uomini, vendendone le terre o tassandone la sopravvivenza sociale ed economica.
Mercatobrado_Terni
lunedì 27 febbraio 2012
CONTRO LA SVENDITA DELLE TERRE COLLETTIVE
ACCESSO
ALLA TERRA E DIFESA DEI TERRITORI DALLA SVENDITA STATALE
LE
TERRE PUBBLICHE NON APPARTENGONO ALLO STATO
LO
STATO NON PUO’ VENDERE LE NOSTRE TERRE.
LE
TERRE PUBBLICHE SONO UN BENE COLLETTIVO CHE ALLA COLLETTIVITA’ VA
LASCIATO!
PER
IMPEDIRE LA VENDITA DELLE TERRE DI PROPRIETA’ PUBBLICA PREVISTA
DALL'art.66 (Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione
agricola)
PERCHE’:
La
terra non può essere concepita in termini di possesso, perché è
proprio in nome della proprietà privata e del profitto che le nostre
terre sono ad oggi continuamente violentate, avvelenate e
mostruosamente cementificate.
E’
un dato di fatto che dal profitto, ricavato dalla vendita dei beni
comuni, non ha mai tratto vantaggio la comunità a cui quei beni
dovrebbero appartenere.
Non
crediamo alla favola del voler riavvicinare alla terra i giovani
agricoltori, avrà più facile accesso alla terra solo chi se la può
permettere; questa manovra è l’ennesima minaccia a ciò che resta
delle piccole agricolture.
Nella
norma stessa si fa riferimento ad un vincolo agricolo per 20 anni,
successivi ed eventuali cambi di destinazione d’uso delle terre ne
confermano la teoria.
E’
ridicolo voler far credere che una manovra simile, le cui risorse
nette derivanti equivarrebbero a circa 6 miliardi di euro, possa
contribuire al risanamento di un debito pubblico che si aggira sui
1800 miliardi( proprio mentre in Val di Susa si costruisce un mostro
il cui costo PUBBLICO supera i 30 miliardi.)
Difendiamo
l’autogoverno delle comunità locali attraverso la rivendicazione
dello strumento, pratico e giuridico, delle comunanze. Sebbene il
concetto dei diritti esercitati collettivamente è estraneo alla
giurisprudenza moderna, le comunanze hanno storicamente conservato e
migliorato il loro patrimonio, mentre l’identità d’impresa, dal
dopoguerra ad oggi, ha significato sposare valori legati al paradigma
capitalista dello sviluppo cioè i valori della massimizzazione del
profitto, della competitività del mercato, dell’ottimizzazione
dell’efficienza produttiva in funzione dell’interesse economico
privato e della rendita.
Proponiamo
la rivitalizzazione degli usi civici, il coinvolgimento diretto delle
comunanze agrarie del nostro territorio in un percorso di
riappropriazione delle terre collettive, la creazione di nuove
comunanze agrarie anche a ridosso dei grossi agglomerati urbani per
la progettazione e gestione sulle stesse.
Un
paese che vende le terre agricole pubbliche rinuncia definitivamente
alla propria Sovranità Alimentare, perde la capacità di produrre
cibo locale e di qualità, sceglie di perdere le culture e la storia
ad esso legate.
"Il
collettivismo agrario che contraddistingue le Comunanze, i Domini
collettivi, le Università agrarie e le altre associazioni agrarie di
uso civico, non costituisce un residuo storico del passato, ma
rappresenta una risorsa antica ed attualissima per la nostra Regione.
Infatti,
la loro forte concentrazione nel territorio regionale, concorre
attivamente al consolidamento delle attività economiche,
all’attuazione di interventi di salvaguardia e valorizzazione
dell’ambiente, alla conservazione del patrimonio monumentale.
In
secondo luogo, nell’attuale fase di sviluppo delle aree rurali,
alle associazioni agrarie va riconosciuta la capacità di far nascere
indotti nella manifattura familiare, artigianale e nel settore dei
servizi del sistema locale." da Uncem Umbria Marzo2011.
Info
e contatti
MERCATOBRADO:
mercatanti@gmail.com
TERRA
FUORI MERCATO: terzo sabato del mese Ponte San Giovanni, Perugia
CENTRO
DI DOCUMENTAZIONE POPOLARE ORVIETO:
LA
TERRA COMUNE: laterracomune@gmail.com
CIRCOLO
NOVA ISLAND: madonna alta, Perugia
mercoledì 22 febbraio 2012
domenica 19 febbraio 2012
MercatoBrado
è un luogo di confronto, discussione e degustazione di prodotti
genuini ed autoproduzioni.
Si
comincia con un pranzo collettivo e condivisibile per poi incontrare
produttori, trasformatori, artigiani o scambiare “avanzi
domestici”, MercatoBrado riunisce infatti autoproduzioni e baratto.
MercatoBrado
è rivolto a consumatori e non a consumisti, a coloro che sanno o
sapranno apprezzare il lavoro della terra, il sudore, le lacrime e le
gioie nelle coltivazioni su piccola-piccolissima scala, appena fuori
dalla sussistenza, dove la garanzia dei prodotti sta proprio nel “Io
mangio-Tu mangi”, nessun contadino mangerebbe mai frutti o verdure
trattate, sebbene le abbia trattate lui sapendo cosa si nasconde
dietro tal concime; a coloro che sanno o sapranno sorprendere le loro
papille gustative di sapori veri, originali, pieni di carattere, che
avranno il piacere di confrontarsi tra salamoie e salse, tra creme e
marmellate, che ricorderanno le giornate passate a guardare i nonni
intenti a sbollentare pomodori e sterilizzare vasetti; a coloro che
sanno o sapranno curiosare in una borsa o dietro uno specchio, che
vorranno sedersi e sfogliare un libro, che gioiranno nel riprendersi
un po’ di quel tempo che ci è stato rubato tra un te’ e un
sottofondo musicale, senza preoccuparsi dei propri figli intenti a
divertirsi con altri bambini.
MercatoBrado
non è altro che uno spazio rubato al tempo, dove ognuno è se stesso
lontano dal caos e dal ritmo frenetico della giornata, è un luogo in
crescendo.
I
produttori di MercatoBrado non sono certificati biologici, sono
autocertificati genuini, una pratica consolidata di garanzia per il
produttore e il consumatore, le schede di autocertificazione sono
compilate dal produttore stesso, che è tenuto ad esporla sul banco,
il consumatore è invitato a leggerle, a confrontarsi con il
produttore e ad integrarla se lo ritiene necessario.
Il
confronto tra produttori e consumatori è il motore di questo
progetto, durante ogni mercato, poco dopo pranzo, c’è una riunione
aperta con i produttori dove si possono scambiare informazioni,
consigli, risolvere dubbi, crescere, sia come progetto che come
persone, per creare un’alleanza.
I
produttori di MercatoBrado effettuano lo scontrino etico, un prezzo
equo sia per i piccoli coltivatori o trasformatori che per i
consumatori, portatori di consapevolezza e attori di una scelta che
non li vede spettatori del modello agroindustriale ma conservatori
di saperi legati alla terra e al proprio patrimonio. Ed è per questo
che noi organizziamo questo mercato: perché crediamo che il cibo non
possa essere considerato una merce. La terra non è e non sarà mai
un supermercato. È un bene comune. Il suo destino naturale è l’uso
e il godimento comune.
I
contadini non sono produttori di merci, sono guardiani della terra e
della nostra sopravvivenza comune. Ed è per questo che il prodotto
che acquisterai oltre al suo valore intrinseco porta con sè un
importantissimo valore sociale.
MercatoBrado
aderisce alla campagna nazionale Genuino Clandestino, movimento di
resistenza contadina.
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