ACCESSO
ALLA TERRA E DIFESA DEI TERRITORI DALLA SVENDITA STATALE
LE
TERRE PUBBLICHE NON APPARTENGONO ALLO STATO
LO
STATO NON PUO’ VENDERE LE NOSTRE TERRE.
LE
TERRE PUBBLICHE SONO UN BENE COLLETTIVO CHE ALLA COLLETTIVITA’ VA
LASCIATO!
PER
IMPEDIRE LA VENDITA DELLE TERRE DI PROPRIETA’ PUBBLICA PREVISTA
DALL'art.66 (Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione
agricola)
PERCHE’:
La
terra non può essere concepita in termini di possesso, perché è
proprio in nome della proprietà privata e del profitto che le nostre
terre sono ad oggi continuamente violentate, avvelenate e
mostruosamente cementificate.
E’
un dato di fatto che dal profitto, ricavato dalla vendita dei beni
comuni, non ha mai tratto vantaggio la comunità a cui quei beni
dovrebbero appartenere.
Non
crediamo alla favola del voler riavvicinare alla terra i giovani
agricoltori, avrà più facile accesso alla terra solo chi se la può
permettere; questa manovra è l’ennesima minaccia a ciò che resta
delle piccole agricolture.
Nella
norma stessa si fa riferimento ad un vincolo agricolo per 20 anni,
successivi ed eventuali cambi di destinazione d’uso delle terre ne
confermano la teoria.
E’
ridicolo voler far credere che una manovra simile, le cui risorse
nette derivanti equivarrebbero a circa 6 miliardi di euro, possa
contribuire al risanamento di un debito pubblico che si aggira sui
1800 miliardi( proprio mentre in Val di Susa si costruisce un mostro
il cui costo PUBBLICO supera i 30 miliardi.)
Difendiamo
l’autogoverno delle comunità locali attraverso la rivendicazione
dello strumento, pratico e giuridico, delle comunanze. Sebbene il
concetto dei diritti esercitati collettivamente è estraneo alla
giurisprudenza moderna, le comunanze hanno storicamente conservato e
migliorato il loro patrimonio, mentre l’identità d’impresa, dal
dopoguerra ad oggi, ha significato sposare valori legati al paradigma
capitalista dello sviluppo cioè i valori della massimizzazione del
profitto, della competitività del mercato, dell’ottimizzazione
dell’efficienza produttiva in funzione dell’interesse economico
privato e della rendita.
Proponiamo
la rivitalizzazione degli usi civici, il coinvolgimento diretto delle
comunanze agrarie del nostro territorio in un percorso di
riappropriazione delle terre collettive, la creazione di nuove
comunanze agrarie anche a ridosso dei grossi agglomerati urbani per
la progettazione e gestione sulle stesse.
Un
paese che vende le terre agricole pubbliche rinuncia definitivamente
alla propria Sovranità Alimentare, perde la capacità di produrre
cibo locale e di qualità, sceglie di perdere le culture e la storia
ad esso legate.
"Il
collettivismo agrario che contraddistingue le Comunanze, i Domini
collettivi, le Università agrarie e le altre associazioni agrarie di
uso civico, non costituisce un residuo storico del passato, ma
rappresenta una risorsa antica ed attualissima per la nostra Regione.
Infatti,
la loro forte concentrazione nel territorio regionale, concorre
attivamente al consolidamento delle attività economiche,
all’attuazione di interventi di salvaguardia e valorizzazione
dell’ambiente, alla conservazione del patrimonio monumentale.
In
secondo luogo, nell’attuale fase di sviluppo delle aree rurali,
alle associazioni agrarie va riconosciuta la capacità di far nascere
indotti nella manifattura familiare, artigianale e nel settore dei
servizi del sistema locale." da Uncem Umbria Marzo2011.
Info
e contatti
MERCATOBRADO:
mercatanti@gmail.com
TERRA
FUORI MERCATO: terzo sabato del mese Ponte San Giovanni, Perugia
CENTRO
DI DOCUMENTAZIONE POPOLARE ORVIETO:
LA
TERRA COMUNE: laterracomune@gmail.com
CIRCOLO
NOVA ISLAND: madonna alta, Perugia